I Pokemon, come sa chiunque abbia avuto la sfortuna di nascere dopo il 1985, sono dei graziosi mostriciattoli giapponesi dai superpoteri bizzarri, protagonisti dell’omonimo videogioco e di una serie di cartoni animati dal successo planetario. Possono essere imprigionati in una sfera grossa come un pugno e addestrati a lottare tra loro.
Niente di male, direte voi. È una serie animata, mica un combattimento tra galli. Forse. Non la pensa così la Peta. La famosa associazione animalista americana, (che riesce a darci sempre grandi soddisfazioni) ha deciso di approfittare del rilascio del nuovo capitolo Pokémon Black and White 2 per denunciare le condizioni di sfruttamento delle povere creature, al grido di “gotta free ‘em all.”
Il risultato è una versione antispecista dal titolo Black and Blue, che consente ai bambini di “aiutare Pikachu e i suoi amici a liberarsi dal crudele oppressore e riguadagnare la libertà”. Perché “le specie non umane” non sono da sfruttare per ricavarne “cibo, vestiti, test scientifici o per il nostro divertimento”.
Ora, amici della Peta. Mi state anche simpatici e non so come spiegarvelo. Non vorrei provocarvi un trauma. Ok, ci provo. I Pokemon non sono animali veri. Sono finti. Vedete? Quello è un pixel. E quello non è sangue. È succo di pomodoro. E sì, non esistono nemmeno le renne di Babbo Natale. L’ho detto. Sì, lo so, è stata dura per tutti. Coraggio, che poi passa.