Stupri e nazisti. La pessima idea di copiare la realtà.

La notizia è arrivata fin negli Stati Uniti. “Rapelay furor hits Italy”, titola il portale “Game Politics”. Il nostro Paese sembra accorgersi solo ora dell’esistenza di questo gioco, creato nel 2006, regolarmente in vendita il Giappone e scaricabile dalla rete da molti mesi. Il titolo non lascia molto all’immaginazione: “Rapelay” non è che la fusione di “rape” (stupro) e “replay” (ripetizione).

Il giocatore si trova a comandare un maniaco sessuale, a spasso per le strade di una indefinita città giapponese. La sua missione: violentare una madre le sue due figlie, di cui una chiaramente minorenne. Può anche decidere di buttarsi a caso su una qualsiasi delle donne che affollano la metro – magari chiedendo una mano agli altri passeggeri, visto che vittime urlano, piangono e cercano disperatamente di fuggire.

La copertina della versione per pc

La copertina della versione per pc

Furibonde, Francia, Spagna e Germania avevano già costretto eBay e Amazon a toglierlo dal commercio, ma alcuni siti minori consentono ancora il download. Ora il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni vuole rimuoverlo del tutto da Internet. Il problema è che cercare di eliminare  qualcosa dalla rete è come lottare contro i mulini a vento.

Ci aveva già  provato la Germania con l’aberrante KZ Manager, giochino creato da un gruppo di idioti che hanno preferito mantenere l’anonimato. Si tratta di un “simulatore di capo di concentramento nazista”. KZ Manager risulta nella lista dei titoli vietati in Germania fin dagli anni ’90, ma continua a circolare in diverse versioni.  Visti i precedenti, forse sarebbe meglio limitarsi a togliere Rapelay dai siti istituzionali e destinare  al Telefono Rosa tutti i soldi che verrebbero spesi inutilmente.

La schermata iniziale di Kz Manager

Ps: In Irlanda, a far scoppiare il caso è stato un gruppo di blogger. Sostenevano che giocare a Rapelay non era più grave che giocare a Assassin’s Creed, o vedere un film splatter. Per quanto mi scocci ammetterlo, si tratta in effetti di pura fantasia e nessuno viene realmente danneggiato. E, se vietiamo Rapelay, che dire di Manhunt, o GTA, ? Dove è il limite?  In Mortal Kombat (1992), si poteva staccare la testa dell’avversario e agitarla in segno di vittoria, ma bandirlo sarebbe stato ridicolo.

Forse il vero discrimine è il realismo del gioco, la normalità dell’ambientazione, e del protagonista. Non un agente speciale, un criminale, un demone, ma un Sempronio qualunque che esce di casa la mattina con la volglia di violentare una ragazzina. La sensazione disturbante – che non capita giocando a fare il killer professionista – è che potrebbe succedere davvero. Ad essere scandaloso non è tanto il livello di violenza, nè essere nei panni del cattivo, quanto il fatto che qualcuno possa divertirsi  – in questo ed altri casi – con  tragedie, violenze, guerre che accandono realmente, quotidianamente. Banalizzandole, rendendole  piacevoli per chi gioca. Voi che ne pensate?

Informazioni su rossarossana

Milano, 1988. Ho cinque anni. Quando me lo chiedono, rispondo che da grande farò la giornalista. Il piano B è quello di riportare in vita i dinosauri. Nei circa vent’anni successivi colleziono una laurea in Editoria e Comunicazione Multimediale, una lunga militanza in Amnesty International e un master in giornalismo alla IFG/Walter Tobagi. Ora spero di poter coronare il mio sogno di sempre. Ai dinosauri penserò la prossima volta.
Questa voce è stata pubblicata in Donne-neri-gay-immigrati-alieni: insomma quelli lì, Giochi che anche è meglio no e contrassegnata con , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

8 risposte a Stupri e nazisti. La pessima idea di copiare la realtà.

  1. Lele ha detto:

    Non saprei, in Arancia Meccanica (il film, dico) c’è più di una scena di stupro, che tutti, autori e spettatori, trovano sicuramente divertentissima. Oggi quel film è considerato un capolavoro, e la violenza non viene presentata come banale ma simbolica/estetizzata/esasperata.
    Per Rapelay potrebbe valere lo stesso discorso, ovviamente previa contestualizzazione del gioco all’interno della cultura di origine e bla bla tanti altri discorsi simili.

    La domanda da farsi secondo me è: perché non mi/ci/gli piace Rapelay?
    Risposte possibili:

    1. ho paura che mio figlio/mio cugino/il figlio della serva ci giochi, lo trovi divertente e cominci a stuprare ragazzine in giro per strada. O anche solo a toccar loro il culo con aria perversa. A questo proposito ci sono fior di studi (http://en.wikipedia.org/wiki/Grand_Theft_Childhood, e.g.) che dimostrano come non ci sia correlazione diretta tra videogiochi violenti e insorgere di comportamenti violenti.

    2. ho paura che, a forza di vedere questo genere di cose su schermo, il mio piccolo Astianatte si assuefi/assuefaccia alla violenza per sempre.

    3. al di là degli effetti pratici sulla vita di chiunque, è immorale mettere in commercio un videogioco che dipinga lo stupro come qualcosa di divertente o gradevole.

    Secondo me l’unica delle tre risposte degna di essere ascoltata è la terza. Le prime due si basano su una correlazione (quella tra VG violenti e violenza reale) che non è ancora stata dimostrata – ci sono anzi grosse evidenze del contrario. La terza riflette una posizione etica e morale, non pratica, che personalmente non condivido ma che posso tranquillamente accettare. Voglio dire, non condivido neanche che i film violenti non possano passare in prima serata senza bollino rosso e/o censure, ma capisco la ratio della decisione e, per il quieto vivere della società, metto da parte i miei personalismi e accetto quella che considero una limitazione.
    Sarei quindi aperto anche ad accettare una limitazione legata al commercio di Rapelay, volendo, per il bene di tutti e bla bla. Certo, l’ideale sarebbe avere un bel bollinone VM18 e altrettanto belle persone che rispettano il divieto, piuttosto che l’assenza totale del gioco dagli scaffali di GameStop. Ma mi rendo conto che lo dico perché sono allergico a qualsiasi cosa possa essere anche solo lontanamente associata all’idea di censura.

    "Mi piace"

  2. rossarossana ha detto:

    Ti dirò.

    Anche a me fa ribrezzo censurare qualuque cosa. Però l’idea che qualcuno possa divertirsi a fingere di violentare una ragazza mi turba parecchio, forse più di un gioco in cui ci si ammazza brutalmente.
    Ripeto, secondo me più che la violenza in sè, è la violenza realistica, il contesto (e penso non sia molto diverso dal tuo concetto di violenza “estetizzata”).

    Mi sembra inconcepibile anche Kuma War, che riproduce battaglie appena successe. Non riesco a capire come qualcuno possa giocare alle presa di Falluja,sapendo che c’è gente che c’è morta davvero, mentre non ho niente da obiettare a un gioco “neutro” come Counter Strike.

    Certo, mi dirai, perchè censurare un videogioco su una guerra reale e non un film sulla guerra reale?
    Perchè i videogiochi – tranne sparute eccezioni, e forse ci farò un prossimo post – non sono ancora pronti ad affrontare argomenti drammatici.
    Per me è questione di rispetto per le vittime “reali”. La maggior parte dei registi sa dove fermarsi e come trattarle. Molte case produttrici di videogiochi ancora no. E’ anche colpa del mezzo, che ha le sue particolarità, che ancora non si è riusciti a gestire perfettamente. I videogiochi si prestano meno al dramma, perchè nessuno muore per sempre. Niente è irreparabile.

    E poi c’è la differenza che un film come Arancia Meccanica prevede uno spettatore passivo, mentre il giocatore è attivo. Saranno differenza di lana caprina, ma forse neanche poi tanto.

    Detto questo, non penso che la censura serva a qualcosa. Anzi, probabilmente è deleteria, e i ragazzini ora se lo andranno a scaricare apposta.

    "Mi piace"

  3. Pingback: Niente stupri, siamo occidentali « Muñecas Rebeldes

  4. claudiacampese ha detto:

    Ros, pensavo proprio a te mentre scrivevo. Ti ho risposto sul mio blog, ma leggo adesso che certe validissime cose le hai già esposte tu qui.

    Vorrei solo chiedere a Lele: cosa cambierebbe se ad acquistarlo/scaricarlo/giocarci fossero solo i maggiori di 18 anni? A parte che questo genere di consigli – che dire divieti mi fa ridere – li ho sempre ritenuti inutili, se non controproducenti (inducono curiosità), in ogni caso penso che sarà gente più adulta a procurarselo. Ed è questo che mi fa venire davvero i brividi.

    "Mi piace"

    • Lele ha detto:

      Rispondo a Claudia: cambierebbe da un punto di vista puramente formale, sono d’accordo. Avere sedici o diciotto anni non cambia granché a livello di maturità e percezione del mondo. D’altronde, serve fissare dei limiti arbitrari che dovrebbero segnare il passaggio all’età adulta.
      Però non capisco la tua obiezione: tu suggerisci che giochi come questo non dovrebbero essere messi in commercio? E (domando) allargheresti il discorso anche a tutti quei prodotti non interattivi che propongono lo stesso tipo di immaginario? Parlo di film, ma anche libri, o persino canzoni. Prodotti di questo non dovrebbero essere messi in commercio, secondo te? E a quel punto, dove fissi il limite tra ciò che è lecito e ciò che non lo è?

      "Mi piace"

  5. Pingback: Storia dei videogiochi dopo Auschwitz « Joystick Ribelli

  6. Pingback: Tramp Game: Street Fighters ai tempi della crisi « Joystick Ribelli

  7. Mauro ha detto:

    A proposito di Itazura Gokuaku e Rapelay ci vuole un pò di storia del Giappone…
    cosi ho letto e cosi riporto:

    “In Giappone gli stupri non sono emergenza sociale. Vero, le molestie in metrò fanno notizia per la frequenza, soprattutto ai danni delle giovanissime. Però sono espressioni di fantasia, per quanto destabilizzante ai nostri occhi. Non gesti destinati ad avere un seguito. Le perversioni giapponesi sono spesso legate al rapporto tra uomo adulto e ragazzina, oggetto fetish per eccellenza se in più indossa una divisa da marina retta, tipica delle scuole medie.

    Per cultura ed educazione, i maschi giapponesi sono eterni bambini: crescono nel timore delle donne adulte (madri che li sorvegliano e li spronano senza pietà a superare esami e ostacoli sociali). Paura annullata di fronte un’adolescente, vista anche come Essere ancora puro. La trasgressione è appunto violare questo candore ideale. Ricompensa: il massimo dell’eccitazione erotica“.

    "Mi piace"

Lascia un commento